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di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista, revisore legale, titolare Studio Ferrajoli Legale Tributario e condirettore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

Nell’ambito del corpus normativo riferito ai reati tributari, il pagamento dei debiti erariali, ovvero l’assunzione dell’impegno di versare, comportano delle specifiche conseguenze, intese come benefici, sia sotto il profilo della confisca, sia sotto quello inerente la punibilità stessa.

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Il successo per il Fisco nel recupero dei debiti tributari incontra il limite della possibilità per il contribuente moroso di spogliarsi dei propri beni. Al fine di tutelare l’interesse dell’Erario è stata quindi prevista la possibilità di disporre delle misure cautelari che congelino la situazione patrimoniale del debitore permettendo all’Amministrazione finanziaria di soddisfare la propria pretesa una volta divenuta definitiva. Tuttavia, tale possibilità incontra alcuni limiti posti a tutela del contribuente affinché tali istituti non vengano utilizzati in modo strumentale e non risultino inutilmente gravosi.

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L’esigenza di garantire il contraddittorio tra le parti in posizione di parità dinanzi a un giudice terzo e imparziale diventa pressoché essenziale in sede di processo penale. Ed è intorno a questa necessità che ruotano le pronunce dei giudici nazionali ed europei nonchè l’intera normativa processualistica dettata dal codice che cerca di contemperare il potere del giudice di sussumere gli avvenimenti contingenti alle astratte fattispecie penali con il diritto dell’imputato di essere posto nelle effettive condizioni di predisporre un’adeguata difesa anche in caso di sopravvenute contestazioni che mutino la qualificazione giuridica attribuita al fatto descritto nel capo d’imputazione.

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Cresce sempre di più l’esigenza di porre un freno alle attività illecite di riciclaggio o di finanziamento al terrorismo. Numerosi sono gli interventi del Legislatore che, sulla spinta propulsiva dell’Unione Europea, nel corso degli anni ha tentato di eliminare, o quantomeno di arginare, il rischio che corrono soprattutto coloro che svolgono, o si trovano a compiere in ragione della propria specifica professione, operazioni di natura finanziaria. Sugli stessi grava un dovere di collaborazione che trova la sua massima espressione nell’obbligo di segnalare quelle operazioni che, per le loro caratteristiche, potrebbero configurare un’ipotesi di riciclaggio.

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La Corte di Cassazione con la sentenza n. 42087/2016 ha sancito alcuni interessanti principi in materia di sequestro finalizzato alla confisca in presenza di un accordo di rateazione con il Fisco, ipotesi trattata nell’articolo 12, comma 2, D.Lgs. 74/2000.

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Il presente studio analizza le possibilità di tutela del contribuente a seguito della notifica della cartella di pagamento con l’impugnazione dell’atto della riscossione avanti al giudice tributario per fare valere i vizi propri della medesima cartella esattoriale ovvero contestando anche i vizi dell’atto presupposto non notificato. 

Tuesday, 20 June 2017 10:00

Crisi di liquidità e omesso versamento

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Gli omessi versamenti di ritenute dovute o certificate e dell’Iva si accompagnano spesso a crisi di liquidità dell’impresa. Nel presente intervento ci si propone di fare il punto della situazione sia sotto il profilo dell’elaborazione giurisprudenziale, sia sotto quello strettamente normativo a seguito della novella di cui al D.Lgs. 158/2015.

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L’esigenza di garantire il contraddittorio tra le parti in posizione di parità dinanzi a un giudice terzo e imparziale diventa pressoché essenziale in sede di processo penale. Ed è intorno a questa necessità che ruotano le pronunce dei giudici nazionali ed europei nonchè l’intera normativa processualistica dettata dal codice che cerca di contemperare il potere del giudice di sussumere gli avvenimenti contingenti alle astratte fattispecie penali con il diritto dell’imputato di essere posto nelle effettive condizioni di predisporre un’adeguata difesa anche in caso di sopravvenute contestazioni che mutino la qualificazione giuridica attribuita al fatto descritto nel capo d’imputazione.

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Gli strumenti di segregazione del patrimonio possono essere utilizzati non solo ai fini specifici per cui sono previsti, ma anche per sottrarsi in modo fraudolento alle pretese erariali, con conseguente integrazione della fattispecie penale di cui all’articolo 11, D.Lgs. 74/2000. 

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La forte incidenza del diritto sovranazionale nel panorama legislativo interno ha creato un inevitabile e costante dialogo tra il giudice nazionale e quello comunitario. Con particolare riferimento alla compatibilità del diritto interno con quello di matrice europea, una tra le questioni interpretative che continua a suscitare maggiore interesse è certamente quella legata al tema del ne bis in idem sostanziale derivante dall’applicazione del noto principio del doppio binario sanzionatorio tributario. 

Friday, 03 March 2017 16:53

Il processo tributario telematico

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Con l’emanazione dei decreti del Direttore Generale delle Finanze, 30 giugno 2016 (G.U. n. 161 del 12 luglio 2016) e 15 dicembre 2016 (G.U. Serie generale n. 298 del 22 dicembre 2016), le regole tecniche di attuazione del processo tributario telematico sono state estese a tutto il territorio nazionale facendo divenire realtà un’importante innovazione che si inserisce nel processo di semplificazione del rapporto fisco/cittadino.

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Il presente studio analizza gli aspetti sostanziali relativi ai vizi degli atti impositivi nella segmentazione del procedimento di accertamento e riscossione delle imposte. In particolare, viene considerata l’ipotesi in cui venga omessa la notificazione dell’atto presupposto (avviso di accertamento o cartella di pagamento) e ne vengono esaminate le conseguenze sotto il profilo della legittimità dell’atto successivo e della tutela del contribuente.

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Il presente intervento si propone di analizzare, ad ampio raggio, il reato di omessa dichiarazione di cui all’articolo 5, D.Lgs. 74/2000, anche e soprattutto alla luce della più recente giurisprudenza della Suprema Corte.

Friday, 03 March 2017 16:45

Prescrizione dei reati e illeciti 231

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Con l’interessante sentenza n. 28299/2016 la Corte di Cassazione si è occupata della problematica relativa al regime prescrizionale vigente in materia di responsabilità amministrativa degli enti ex D.Lgs. 231/2001 che differisce da quello previsto per i reati presupposto, stabilendo che tale diversa regolamentazione è legittima stante la diversa natura delle due tipologie di illecito. 

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La presunta commissione di un illecito tributario può comportare l’applicazione di misure cautelari, personali o reali, che possono incidere notevolmente nella sfera giuridica dell’indagato o dell’imputato. Nel presente intervento si analizzeranno le tipologie di misure cautelari applicabili, nonché i presupposti per la loro applicazione con particolare attenzione ai più recenti orientamenti espressi dalla giurisprudenza di legittimità.

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Al quesito posto dalla sezione penale della Suprema Corte di Cassazione alle Sezioni Unite, con l’ordinanza di rimessione del 4 marzo 2016, quest’ultime hanno risposto, di fatto, in maniera positiva. Sussiste, infatti, “il delitto di false comunicazioni sociali, con riguardo alla esposizione o alla omissione di fatti oggetto di “valutazione”, se, in presenza di criteri di valutazione normativamente fissati o di criteri tecnici generalmente accettati, l’Agente da tali criteri si discosti consapevolmente e senza darne adeguata informazione giustificativa, in modo concretamente idoneo a indurre in errore i destinatari delle comunicazioni”. 

 

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Il presente studio analizza il tema relativo al c.d. “doppio binario” tra processo penale e contenzioso tributario, mettendo in evidenza alcuni aspetti che tendono a mitigare tale principio. Ad esempio, la giurisprudenza ha affermato che le intercettazioni telefoniche disposte in ambito penale sono utilizzabili nel contenzioso tributario e che il giudice penale deve vagliare con spirito critico la determinazione reddituale degli uffici, specie qualora siano stati utilizzati metodi presuntivi e/o induttivi. 

 

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Con riferimento ai reati tributari, il sequestro preventivo e la confisca per equivalente, anche alla luce del nuovo articolo 12-bis, D.Lgs. 74/2000, introdotto dal D.Lgs. 158/2015, trovano nuova linfa, impegnando la giurisprudenza, anche di legittimità, a delinearne presupposti e limiti.

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Il presente studio si pone l’obiettivo di individuare quale siano le regole applicabili al procedimento di notificazione degli atti impositivi e delle cartelle di pagamento, quale momento essenziale dei procedimenti di accertamento e di riscossione dei tributi che si perfezionano con l’emanazione di atti aventi natura recettizia la cui efficacia è subordinata al rispetto delle norme dettate in materia di notificazione. 

 

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La mancata inclusione dei reati tributari elencati nel D.Lgs. 74/2000 nel novero dei reati-presupposto previsti dal D.Lgs. 231/2001 sulla “Responsabilità amministrativa degli enti” ha da sempre suscitato notevoli perplessità. La giurisprudenza, in attesa di un intervento da parte del Legislatore, sembra voler perseguire indirettamente le imprese, per le violazioni tributarie poste in essere, per mezzo delle altre fattispecie di reato prescritte dal D.Lgs. 231/2001 e mediante l’applicazione del sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente anche ai reati tributari, nei limiti e alle condizioni previsti. Per evitare la comminatoria delle sanzioni stabilite sarà necessario per gli enti implementare i modelli organizzativi e adottare nuovi sistemi di controllo che assicurino una corretta gestione del rischio fiscale. 

 

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Il sistema delle impugnazioni nel diritto processuale tributario, pur condividendo i principi generali della disciplina processuale civilistica, presenta alcune peculiarità che il presente lavoro si propone di esaminare alla luce della giurisprudenza di legittimità più recente e delle ultime novità legislative. 

 

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La problematica inerente le ipotesi di responsabilità penale del professionista, che svolge l’attività di consulenza e assistenza a favore del contribuente, nei reati tributari commessi da quest’ultimo è particolarmente rilevante data anche l’attenzione posta dall’Agenzia delle entrate al fenomeno dei c.d. “consulenti-facilitatori” censurato nella recente circolare n. 16/E/2016

 

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Il presente studio si pone l’obiettivo di analizzare le principali peculiarità della tutela cautelare nel sistema processuale tributario, illustrandone sinteticamente l’evoluzione storica dalla sua introduzione fino alla recente riforma del contenzioso tributario attuata con il D.Lgs. 156/2015. 

 

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La recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione offre lo spunto per una verifica dello stato dell’arte sull’impugnabilità degli atti innanzi alle Commissioni tributarie alla luce dell’evoluzione giurisprudenziale che ha fornito e continua a rendere un’interpretazione sempre più estensiva delle norme di cui agli articoli 2 e 19, D.Lgs. 546/1992 orientata a favorire nei limiti della competenza per materia, la devoluzione dei procedimenti a matrice tributaria in favore del giudice speciale. 

 

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In materia di reati afferenti le ipotesi di gravi frodi Iva, il giudice nazionale deve disapplicare la normativa sulla prescrizione nella parte in cui si prevede che “in nessun caso i termini previsti nell’articolo 157 possono essere prolungati oltre il termine di cui all’articolo 161, comma 2, fatta eccezione per i reati di cui all’articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, c.p.p.”. In tali casi, pertanto, il termine ordinario di prescrizione ricomincerà a decorrere da capo dopo ogni atto interruttivo. 

 

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Con l’ormai nota sentenza n. 43809/2015, la Corte di Cassazione ha avuto modo di offrire nuovi interessanti spunti di riflessione in ordine al concetto di residenza fiscale. Nel ripercorrere l’interpretazione europea del concetto di libertà di stabilimento, il Collegio ha, inoltre, escluso la rilevanza penale delle operazioni effettuate dagli imputati poiché effettivamente dettate da scopi di natura imprenditoriale.

 

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Il presente studio si pone l’obiettivo di individuare, alla luce della giurisprudenza della Corte di Cassazione quale sia l’oggetto del giudicato nel processo tributario sotto il profilo della sua efficacia nelle liti relative a tributi periodici.

 

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La mini-riforma del processo tributario, attuata con il D.Lgs. 156/2015, ha previsto la possibilità di impugnare le sentenze emesse dalla CTP, in presenza di determinate condizioni, direttamente con ricorso in Cassazione. A pochi mesi dall’entrata, ci si interroga su quale sia l’impatto delle nuove disposizioni nel contenzioso tributario.

 

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A seguito di quanto previsto dall’articolo 2, L. 67/2014, il D.Lgs. 8/2016, in vigore dal 6 febbraio 2016, reca disposizioni in materia di depenalizzazione. Di seguito verranno esposte le modifiche e le ragioni sottese all’intervento legislativo.

 

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Il presente studio si pone l’obiettivo di esaminare il contenuto e gli effetti della recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione n. 24823/2015 depositata in data 8 dicembre 2015 riguardante il contraddittorio nelle cosiddette indagini “a tavolino”. 

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L’ufficio del Massimario, attraverso la massimazione dei provvedimenti giurisprudenziali e la propria attività di redazione, contribuisce all’espletamento della funzione nomofilattica della Corte di Cassazione. Con la relazione in commento, l’ufficio ha analizzato le novità introdotte dal D.Lgs. 158/2015 nell’impianto sanzionatorio penal-tributario, evidenziandone le possibili criticità alla luce della giurisprudenza formatasi nel sistema normativo precedente. 

 

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Il presente intervento si propone di esaminare la novella introdotta, in materia di reati tributari, dal D.Lgs. 158/2015, sotto il profilo della concreta applicabilità delle nuove fattispecie, con particolare attenzione ai principi della successione delle leggi penali nel tempo e al favor rei. Le fattispecie più rilevanti verranno analizzate proprio con riferimento a tali linee guida. 

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Il presente lavoro si prefigge lo scopo di illustrare la ripartizione dell’onere probatorio tra contribuente e Amministrazione finanziaria tramite un’analisi della giurisprudenza e della prassi più recente nei settori di maggiore interesse, non dimenticando anche le novità legislative recentemente approvate.

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Il presente studio si pone l’obiettivo di individuare quali siano le novità introdotte dal D.Lgs. 158/2015 nell’ambito penal-tributario e sanzionatorio, analizzando le diverse condotte illecite con le relative nuove soglie di puniblità e gli effetti della novella sui procedimenti già incardinati.

Friday, 04 December 2015 12:18

Il nuovo contenzioso tributario

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Il presente studio si pone l’obiettivo di analizzare il D.Lgs. 156/2015 che, attuando quanto previsto nell’articolo 10 della Legge delega 23/2014, ha apportato alcune modifiche, - per certi aspetti anche significative - alla disciplina del contenzioso tributario di cui al D.Lgs. 546/1992, accogliendo le esigenze già manifestate da dottrina e giurisprudenza.

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Il presente studio si pone l’obiettivo di individuare quali siano le novità introdotte in materia di termini di decadenza per l’accertamento, specificando gli sviluppi interpretativi e gli effetti della novella sull’azione accertatrice dell’Amministrazione finanziaria.

Tuesday, 03 November 2015 13:00

Voluntary Disclosure e antiriciclaggio

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Il presente studio si pone l’obiettivo di individuare quali siano gli impatti della procedura di voluntary disclosure disciplinata dalla L. 186/2014 sull’adempimento degli obblighi antiriciclaggio previsti dal D.Lgs. 231/2007, in particolare sull’obbligo di segnalazione di operazioni sospette di cui all’articolo 41, D.Lgs. 231/2007. 

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l presente studio si pone l’obiettivo di individuare quali siano le cause di nullità della sentenza pronunciata dal giudice tributario specificando quali siano gli effetti della dichiarazione di nullità e le modalità attraverso le quali le parti del processo tributario possono fare valere la nullità della sentenza. 

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Con il presente articolo si intende delineare il regime di tassazione del trust previsto in forza della normativa tributaria italiana ai fini delle imposte dirette e indirette e con particolare riferimento a queste ultime. L’articolo 1, commi da 74 a 76 L. n.296/06 (Legge Finanziaria), ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento nazionale disposizioni in materia di trust, nel tempo oggetto di interpretazione da parte sia dell’Amministrazione finanziaria che, come vedremo, delle recenti pronunce dei Tribunali di merito.

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L’onere della prova in materia Iva allorquando la contestazione verta sull’antieconomicità della condotta tenuta dal contribuente ricade sull’Amministrazione finanziaria cui spetta dimostrare che il risultato antieconomico, valevole come presunzione ai fini della rettifica delle imposte dirette e regredita a mero indizio ai fini delle rettifiche Iva, sia indice di una omessa fatturazione o sottofatturazione delle operazioni attive, rendendosi necessaria da parte dell’ufficio procedente l’ulteriore verifica circa la non veridicità delle operazioni e, dunque, del prezzo di cui alle contestate fatture. 

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Ad oggi non è stata ancora fatta definitivamente chiarezza in merito ai riflessi che la definizione delle liti fiscali pendenti abbia in punto di debenza dei contributi previdenziali. Il contributo che segue si prefigge, ragionando anche sullo strumento della definizione de qua, di ripercorrere le più rilevanti pronunce della giurisprudenza di merito sull’argomento.

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Il contribuente che si avvale del procedimento di accertamento con adesione previsto dal D.Lgs. n.218/97 con le conseguenti riduzioni di imposte e sanzioni si trova poi spesso ad affrontare un processo penale riguardante le fattispecie di reato connesse alle violazioni tributarie accertate dal fisco. Vediamo quali sono le conseguenze a livello penale della rideterminazione degli importi effettuati dal fisco in contraddittorio con il contribuente con particolare riferimento all’ipotesi di riduzione delle imposte al di sotto delle soglie di punibilità sussistenti nel nostro ordinamento penale-tributario. 

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Il processo tributario è caratterizzato da un sistema probatorio che si distingue da quello vigente nel contenzioso civile sia sotto l’aspetto delle limitazioni all’utilizzo di mezzi di prova sancite dall’art.7 D.Lgs. n.546/92, sia in considerazione della circostanza che attore sostanziale nel procedimento tributario è quasi sempre il fisco. Per meglio comprendere come le parti possano procedere nell’acquisizione delle prove necessarie a sostenere in giudizio le proprie tesi difensive, è opportuno esaminare una fattispecie concreta, ossia il caso delle contestazioni sugli immobili di lusso per il disconoscimento delle agevolazioni c.d. prima casa. 

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