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Avv. Luigi Ferrajoli

Avv. Luigi Ferrajoli

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di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista e revisore legale in Bergamo e Brescia e direttore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

Il presente studio si pone l’obiettivo di individuare quali siano le novità introdotte in materia di termini di decadenza per l’accertamento, specificando gli sviluppi interpretativi e gli effetti della novella sull’azione accertatrice dell’Amministrazione finanziaria.

Tuesday, 03 November 2015 13:00

Voluntary Disclosure e antiriciclaggio

di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista e revisore legale in Bergamo e Brescia e direttore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

Il presente studio si pone l’obiettivo di individuare quali siano gli impatti della procedura di voluntary disclosure disciplinata dalla L. 186/2014 sull’adempimento degli obblighi antiriciclaggio previsti dal D.Lgs. 231/2007, in particolare sull’obbligo di segnalazione di operazioni sospette di cui all’articolo 41, D.Lgs. 231/2007. 

di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista e revisore legale in Bergamo e Brescia e direttore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

Con il D.Lgs. 128/2015 è stato introdotto un nuovo regime del raddoppio dei termini per l’accertamento tributario, ora legittimato solo in caso di effettiva presentazione della denuncia nei termini ordinari di legge.

di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista e revisore legale in Bergamo e Brescia e direttore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

l presente studio si pone l’obiettivo di individuare quali siano le cause di nullità della sentenza pronunciata dal giudice tributario specificando quali siano gli effetti della dichiarazione di nullità e le modalità attraverso le quali le parti del processo tributario possono fare valere la nullità della sentenza. 

di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista e revisore legale in Bergamo e Brescia e direttore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

Con il presente articolo si intende delineare il regime di tassazione del trust previsto in forza della normativa tributaria italiana ai fini delle imposte dirette e indirette e con particolare riferimento a queste ultime. L’articolo 1, commi da 74 a 76 L. n.296/06 (Legge Finanziaria), ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento nazionale disposizioni in materia di trust, nel tempo oggetto di interpretazione da parte sia dell’Amministrazione finanziaria che, come vedremo, delle recenti pronunce dei Tribunali di merito.

di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista e revisore legale in Bergamo e Brescia e direttore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

L’azione revocatoria ordinaria può essere esperita dal curatore ai sensi dell’art.66 L.F. qualora non sussistano i requisiti di cui all’art.67 L.F. necessari per la proposizione della domanda di revocatoria fallimentare.
Nell’analizzare tale fattispecie concreta, la Suprema Corte ha recentemente avuto modo di ribadire il principio affermato da tempo in giurisprudenza secondo cui, se l’azione revocatoria ha per oggetto atti posteriori al sorgere del credito, ad integrare l’elemento soggettivo del consilium fraudis è sufficiente la semplice conoscenza da parte del debitore e del terzo acquirente del pregiudizio che l’atto arreca alle ragioni del creditore. Inoltre, se l’azione revocatoria ha per oggetto atti anteriori al sorgere del credito, è richiesta, quale condizione per l’esercizio della medesima oltre all’eventus damni, anche la dimostrazione di una dolosa preordinazione da parte del debitore al fine di compromettere il soddisfacimento del credito futuro e, in caso di atto a titolo oneroso, la partecipazione del terzo a tale pregiudizievole programma.

di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista e revisore legale in Bergamo e Brescia e direttore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

L’onere della prova in materia Iva allorquando la contestazione verta sull’antieconomicità della condotta tenuta dal contribuente ricade sull’Amministrazione finanziaria cui spetta dimostrare che il risultato antieconomico, valevole come presunzione ai fini della rettifica delle imposte dirette e regredita a mero indizio ai fini delle rettifiche Iva, sia indice di una omessa fatturazione o sottofatturazione delle operazioni attive, rendendosi necessaria da parte dell’ufficio procedente l’ulteriore verifica circa la non veridicità delle operazioni e, dunque, del prezzo di cui alle contestate fatture. 

di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista e revisore legale in Bergamo e Brescia e direttore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

Ad oggi non è stata ancora fatta definitivamente chiarezza in merito ai riflessi che la definizione delle liti fiscali pendenti abbia in punto di debenza dei contributi previdenziali. Il contributo che segue si prefigge, ragionando anche sullo strumento della definizione de qua, di ripercorrere le più rilevanti pronunce della giurisprudenza di merito sull’argomento.

di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista e revisore legale in Bergamo e Brescia e direttore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

L’omesso versamento dell’imposta sul valore aggiunto, reato previsto e punito dall’art.10-ter D.Lgs. n.74/00, è una questione che negli ultimi tempi ha occupato la giurisprudenza di merito e di legittimità sotto diversi profili e con risultati anche contrastanti. Nel presente intervento si cercherà di fornire un quadro organico dello stato dell’arte, anche in relazione a nuovi spunti elaborati dalla Corte Costituzionale sulla soglia di punibilità e dalla Corte Suprema di Cassazione con riferimento alla natura del delitto in esame e ai soggetti che possono essere interessati dalla relativa fattispecie incriminatrice.

di Luigi Ferrajoli - avvocato patrocinante in Cassazione, dottore commercialista e revisore legale in Bergamo e Brescia e direttore scientifico della rivista Accertamento e Contenzioso

La verifica fiscale effettuata nei confronti di una società di capitali a ristretta base proprietaria, laddove si concluda con la ricostruzione di maggiori ricavi rispetto a quelli contabilizzati e dichiarati, non si esaurisce con la sola pretesa impositiva formulata nei confronti dell’impresa sociale verificata, ma si estende anche nei confronti dei soci in forza dell’operare di una presunzione di distribuzione dell’utile extrabilancio a ciascuno dei soci in proporzione alla rispettiva quota di partecipazione. 

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